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» Dibattito “I nuovi padroni del calcio?”
Lo scorso venerdì, 10 Marzo 2017, abbiamo presenziato ad un
dibattito (aperto a tutti) presso la sede dei Forever Ultras 1974, a Bologna, in merito
alla becera collaborazione tra società sportive e società/multinazionali
finanziatrici nell’ambito della “riqualificazione”degli stadi di proprietà
delle suddette nonché della gestione delle stesse.
Ad intervenire nel fulcro della questione sono stati
l’avvocato Adami (esponente del gruppo Ultras Udine 1995) ed un rappresentante
del Gruppo Vandelli (Reggiana), ad introdurre e moderare una storica incaricata
del gruppo bolognese. Presenti tra il pubblico, a parte i membri dei gruppi
sopracitati e la nostra rappresentanza, affiliati ad altri gruppi bolognesi,
reggiani ed un cremonese. Il primo ha esposto la situazione friulana
raccontando quanto accaduto al proprio stadio dopo i lavori di modernizzazione
(che più disagi addusse ai tifosi di casa ed alle tifoserie ospiti) tra il 2014
ed il 2016, anno, quest’ultimo, che ha visto la piena realizzazione del progetto
nonché (qui casca l’asino) la rinominazione dell’impianto passando da “Stadio
Friuli” (nome in cui si sono identificate decine di generazioni di tifosi
bianconeri) ad uno sterile “Dacia Arena”. Quest’operazione è avvenuta in merito
ad accordi tra il patron Pozzo e la società Dacia, lasciando interdetta tutta
la compagine dei sostenitori del club friulano.
Come termine di paragone rispetto a quanto detto è stato
anche riportato il caso della multinazionale Red Bull, la quale, negli anni,
sta allungando i tentacoli rivedendo (Salisburgo, New York) o creando dal nulla
(Lipsia, Ghana, Red Bull Brasil (Campinas) società sportive ad hoc al fine
d’incrementare i propri profitti attraverso sponsor, finanziamenti per la
ristrutturazione degli stadi e merchandise, il tutto, inoltre, con il proprio
logo nel simbolo societario e l’adozione dei medesimi colori sociali per tutte
le realtà dentro al proprio giogo.
Il secondo ha parlato di quanto avvenuto a Reggio Emilia
dalla seconda metà degli anni ’90 ad ora, da quando il “Giglio” (1995) fu il
primo stadio di proprietà di una società di calcio nonché adottante il nome
della società finanziatrice di maggioranza, stravolgendo, per la prima volta,
la concezione canonica dell’impianto sportivo calcistico facendolo diventare un
gigantesco supermercato con un campo da gioco all’ultimo piano; oggi lo stadio
ha un nome ancora diverso (cambiato nel 2014 ad opera del Sassuolo (all’epoca
in affitto dopo la conquista della serie A) ossia “Mapei Stadium – Città Del
Tricolore” nonché di proprietà della Mapei (l’azienda del patron Squinzi e
presidente del Sassuolo Calcio) dopo un’asta bilaterale che ha visto soccombere
i Football Properties (cordata d’imprenditori reggiani a sostegno della
compagine granata). Tutto questo senza il minimo rispetto per i tifosi, ancora
una volta elementi passivi (nonostante ci sia chi, per l’appunto, gridi il
proprio dissenso) del gioco dei potenti.
Questa disquisizione informativa è stata solo un render noto
quanto è avvenuto e sta avvenendo sotto i nostri occhi in diverse realtà
italiane (e non) e che purtroppo potrebbe essere il futuro di molte altre (se
non tutte, ad un certo punto), urge quindi la presa visione da parte di tutto
il mondo del tifo (non solo degli ultras) affinché una maggiore consapevolezza
porti i gruppi a rinnovare la propria risolutezza ed autodeterminazione per far
sì che il nostro mondo (la realtà calcistica) continui a rimaner il più
possibile genuino e popolare, perché queste sono le sue origini e questa è la
sua identità, come detto in passato andar allo stadio non è (e non deve essere)
come andar a teatro/centro commerciale/cinema.
da: Boys Parma via sportpeople.net
Topics: Bologna Eventi Gruppi news NO al calcio moderno Tifosi
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